Come chiudere una relazione tira e molla una volta per tutte (o cambia o finisce)
Anche tu vivi una di quelle relazioni che si definiscono “tira e molla”, in cui sembra più il tempo passato separati, di quello in cui state insieme? “Ehhh… però che meraviglia quando poi si torna insieme!” Sembra proprio il lieto fine di quella favola da cui non riuscite a emanciparvi. Sembra, ma in realtà è un’illusione che svanisce sempre più in fretta, addio dopo addio (o sarebbe meglio dire arrivederci)
Cosa sono le relazioni tira e molla
Relazioni tira e molla, ormai finite, spesso ancor prima di iniziare, che si trascinano per mesi o anni solo sull’onda dell’entusiasmo del ritrovarsi. Peccato duri sempre troppo poco e sempre meno della volta precedente.
E attenzione! Non parlo di relazioni narcisistiche. Sicuramente sono rapporti minati da una costellazione di dinamiche patologiche. Ma la differenza è che in queste relazioni entrambi i partners hanno lo stesso peso specifico. Entrambi non riescono a portare avanti la scelta di lasciarsi, rifiutando di mettere in pratica la logica conseguenza di una o più criticità relazionale disfunzionale. Probabilmente l’uno riversa nell’altra i propri irrisolti, proiezioni e aspettative, per cui lasciarsi assume il sapore di un vero e proprio fallimento personale. Ostinarsi nella relazione tira e molla diventa una questione di orgoglio, di amor proprio: non voler ammettere di aver sbagliato, magari per l’ennesima volta.
In queste relazioni non ci sono “ripescaggi”, “scarti” e tradimenti. Generalmente la coppia in questione realmente vorrebbe funzionare ma non trova la giusta mediazione per gratificare entrambi i partner nella propria individualità. E allora che si fa?
Funzionamento e dinamica delle relazioni “tira e molla”
Le primissime volte ci credi davvero sia finita la tua storia d’amore e la sofferenza ti divora. Il mondo ti cade addosso e non sai come spostarlo per riuscire a rialzarti sotto al suo enorme peso.
(Leggi anche l’articolo relazione finita: cosa fare).
Generalmente chi si infila in questo tipo di dinamiche sono le persone che non sono mai state da sole, non troppo a lungo almeno. Soffrono infinitamente la solitudine e la mancanza di un compagn* di vita. Come se gli mancasse un arto. Il dolore è totalizzante e atavico.
Rottura dopo rottura però il cervello impara che dopo tutto questo dolore c’è una ricompensa: la gratificazione del ritorno. I ritorni delle relazioni tira e molla possono essere scenografici, emozionanti e soddisfacenti al massimo della potenza. L’estremizzazione di questi momenti di ricongiunzione è purtroppo solo il frutto della finzione di cui si compongono. Entrambi i partners soffrono talmente tanto il distacco che la possibilità di spezzare questo dolore li spinge a forzare dei comportamenti e atteggiamenti solo per compiacere l’altro. Si inizia a mettere in scena un artificio, una mistificazione di se stessi, con il risultato di ingarbugliare ancora di più la matassa. Il bandolo per uscire da questa relazione si allontana sempre più e quando cadono le maschere ci si ritrova allo stesso identico punto di prima. Pensa a quanto impegno ed energie si dedicano l’un l’altro, seppur in modo sbagliato e controproducente.
Lo stand-by cerebrale
Il nostro cervello, ormai assuefatto dal dolore di questi arrivederci, che dilaniano tutte le volte come veri e propri addii, è in stand-by, in attesa di essere ricompensato. Ogni benedetta volta.
Poi arriva un momento in cui questi tira e molla vi convincono realmente che terminare questa relazione è la cosa migliore da fare per la vostra salute mentale. Ma ancora non basta. Allora anche il corpo inizia a inviare SOS: ansia, preoccupazione, malesseri generalizzati, ma dentro di te lo sai qual è la tua malattia. La tua croce.
Inizi a sperare che ogni chiusura sia davvero la volta buona. Eppure non lo è mai perchè la tua forza e la tua lucidità sono state annientate da queste continue e pesantissime altalene emotive. Tanto da non credere più nemmeno nelle tue convinzioni, non avere più fiducia in te stess*, così anche l’autostima inizia a crollare repentinamente. Tanto da iniziare a vergognarti persino di condividerlo con le persone che ti circondano, con il solo risultato di vivere il tuo dolore nella totale solitudine. Allontanandoti da tutti per evitare di dover rendere conto anche a te stess* della tua mancata forza di volontà.
Ma non è colpa tua! Sei stanc*, sei provat* e devi iniziare a raccogliere le tue energie per uscire definitivamente da questa gabbia d’amore. Si, ma come?
Il bastone (tira) e la carota (molla)
Ho sempre provato una sana e profonda invidia verso quelle persone che riescono a mettere un punto appena hanno il sentore che qualcosa non sia di loro gradimento. Amici e conoscenti che con una facilità disarmante ti consigliano di chiudere, come se la tua storia d’amore fosse una valigia a cui mettere un lucchetto. Ti senti sbagliat* perchè intorno a te non trovi ciò che di cui hai bisogno: la comprensione. Eh si, perchè nelle relazioni “tira e molla” i partner arrivano a capire di non stare più bene insieme e infatti si lasciano. Il problema è che non riescono a portare fino in fondo la loro decisione. Così danno il via a quella che si definisce “relazione tira e molla”, 5, 10, 100 volte iniziano una danza che diviene difficilissimo interrompere. I ritorni, a seguito della scelta di lasciarsi, fungono da rinforzo durante l’elaborazione nel successivo abbandono.
Lo spiega bene la metafora del bastone e la carota. A questo punto lasciarsi si pone alla stregua di un semplice litigio. La differenza sta nel fardello di dolore e negli stati psico-emotivi che ne scaturiscono, minando profondamente la qualità di vita di entrambi in partner. Razionalizzare il tutto può essere un buon punto di partenza.
La paura è il motore della relazione disfunzionale
Le motivazioni sono principalmente legate a 2 macro-aree: quella personale e quella sociale. La sfera personale è dominata dalla paura della solitudine, quella sociale dalla paura del giudizio degli altri.
La paura è un sentimento devastante che si innesca partendo da diverse cause con diverse origini. Sta di fatto che la paura rende le persone letteralmente schiave, impedendole di esercitare la propria volontà attraverso l’auto-inibizione.
La paura di restare soli è propria di chi non sta bene con se stess* e quindi non sa stare da sol*. Pur di non dirigere la propria attenzione all’interno di sè, la proietta costantemente su qualcun altro o qualcos’altro. E’ una sorta di evitamento cronico di se stessi, nel tentativo di proteggersi da ciò che causa dolore e instabilità. Si sviluppa la credenza che il proprio sè è indissolubilmente condizionato da qualcosa o qualcuno all’infuori di lui. L’unico risultato però è riversare i nostri “mostri” emotivi su tutto ciò che ci circonda (ma almeno il proprio sè è salvo!).
La paura del giudizio altrui è invece legata a schemi culturali, tutti siamo cresciuti con delle convinzioni su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, sugli obiettivi da raggiungere in determinate fasi della vita (studio, lavoro, matrimonio, figli). Anche in questo caso, seppur relegata alla paura di essere “esclusi” o rifiutati dalla propria comunità di appartenenza, vi è un’importante dissonanza cognitiva. Ciò che pensiamo di volere troppo spesso non è coerente con ciò che siamo, lasciandoci un senso di insoddisfazione che può accompagnare le persone tutta la vita.
Razionalizzare, uscire dalla pancia della relazione
Iniziare a leggere, informarsi e studiare il funzionamento della mente nei comportamenti di dipendenza può essere di aiuto. Conoscere significa iniziare a prendere consapevolezza e superare la paura dell’ignoto, di ciò che non si conosce. Questo può essere un ottimo punto di partenza nel processo di razionalizzazione, fornirà comunque informazioni nuove, spendibili in tutti i contesti della tua vita. I processi conoscitivi offrono sempre nuove opportunità di capire se stessi e gli altri.
Chiedere aiuto è sicuramente la scelta più indicata e coraggiosa per disinnescare le dinamiche patologiche di cui si è schiavi. Se si considera il tempo, l’energia e l’impegno che si spendono in questo tipo di relazioni, cercare l’aiuto di un professionista non può essere sottovalutato o ignorato.
Il supporto esterno ha molteplici vantaggi, per se stessi, per la coppia e per eventuali relazioni future. Spesso ci si rende conto che lo schema del “cane che si morde la coda” si può interrompere. La scelta di continuare o terminare la relazione tira e molla finalmente si ridimensiona intorno ai valori degli individui e non più sulle dinamiche disfunzionali che la logorano.
Respira e agisci!
Affidarsi ad un esperto, per quanto ancora giudicato come un deficit/problema dei singoli partners, può sgombrare il campo da tanti bias cognitivi (errori di valutazione). Il bias più comune in questo tipo di relazioni è non riuscire più a distinguere tra comportamenti disfunzionali (che possono essere modificati) e sistemi valoriali propri dei singoli partners (il banale siamo troppo diversi o non siamo fatti per stare insieme). Certo, è un atto di coraggio che non tutti sono in grado di accettare e mettere in atto, ma se stai leggendo questo articolo tu puoi riuscirci!
Capire chi sei e cosa vuoi, è importantissimo per sapere cosa fare. Avete speso talmente tanto tempo in modo poco efficace che, a questo punto, vale la pena spenderne un altro pò in modo mirato e risolutivo. Ci sono coppie che dopo essersi avvalse di un supporto esterno riescono finalmente a chiudere il cerchio e lasciarsi in modo definitivo, intraprendendo nuove strade in linea con i propri valori ed obiettivi. Al contrario ci sono partners che sono riusciti a rompere gli schemi disfunzionali e a vivere finalmente e pienamente la propria storia d’amore come non erano riusciti a fare prima. Cambiare il modo di vedere le persone e le situazioni equivale a guardare il mondo con occhi diversi. E a volte la scoperta è stupefacente! Comunque vada, se vuoi davvero modificare la tua situazione attuale, sarà un successo.